Babywearing: indossare il bambino
Tenere addosso e trasportare i bambini, sin da piccolissimi, è possibile grazie al Babywearing: letteralmente vestirsi del bambino, indossarlo, diventando con lui un corpo unico, grazie a specifici supporti che si allacciano o annodano al busto dell’adulto.
Babywearing: cosa significa e da dove nasce l’usanza del portare?
È una pratica antica che attraversa varie culture: una modalità di accudimento in voga presso la maggioranza delle popolazioni nel mondo, che spesso utilizzano un supporto porta bebè tradizionale, caratteristico per materiali, struttura, storia (mei tai cinese, rebozo messicano, pagne senegalese), segno di una lunga e radicata cultura del portare. Nei Paesi occidentali si tratta di una pratica che si è diffusa abbastanza di recente: negli anni Settanta, una madre tedesca, alle prese con due gemelli piccoli e un altro figlio, ripescò nell’armadio una stoffa messicana, souvenir di un viaggio, e iniziò a usarla per portare i suoi bambini, sollevando l’interesse e la curiosità della stampa locale. Da questa intuizione di ordine strettamente pratico, il Babywearing venne rilanciato in Europa e iniziò la produzione su scala industriale delle fasce tessute.
Introduzione alla fascia
La scoperta della fascia è spesso vissuta come una piccola rivoluzione. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un vero boom del mercato in ambito Babywearing: la scelta tra supporti, materiali e tipologie sembra sconfinata, soprattutto per genitori completamente digiuni della materia, così come l’offerta di operatori specializzati che possono accompagnare nel percorso di orientamento, apprendimento e acquisto.
“Anche il mondo scientifico valida i benefici del Babywearing: l’essere portati a contatto ravvicinato influenza i bambini a livello cellulare, nutre la crescita del cervello, riduce significativamente i tempi di agitazione e pianto, migliora l’organizzazione del sonno, la regolazione della temperatura e della frequenza cardiaca. Anche la madre trae notevole vantaggio dal portare il proprio figlio in fascia: gli studi dimostrano un miglioramento della regolazione fisiologica dello stress, dell’allattamento al seno e la reattività ai segnali del bambino.”
Le recenti indicazioni dell’Academy of Breastfeeding Medicine incoraggiano l’utilizzo di fasce e supporti nell’ottica di un accudimento responsivo, in modo da conciliare i bisogni dei piccoli con le esigenze degli adulti nelle normali incombenze quotidiane. Il Babywearing consente di avere braccia e mani libere, con infiniti vantaggi in termini di autonomia e libertà e, se accade che venga percepita come una pratica lontana dal proprio stile di vita o che ispiri inizialmente diffidenza, è assolutamente normale, non c’è da preoccuparsene: basterà darsi il tempo e la possibilità di avvicinarsi e sperimentarla a poco a poco con il proprio figlio per acquisire fiducia e confidenza.
Portare i bambini anche quando…
Il contatto ha un effetto calmante, analgesico, stimola l’ossitocina, attiva un sistema ormonale interno di calma e connessione sia nell’adulto sia nel piccolo e dovrebbe essere agevolato e promosso sempre, quando tutto va bene e anche quando ci sono imprevisti da affrontare. Sono ormai noti i benefici della «canguroterapia» in caso di prematurità: quando i genitori sperimentano il contatto pelle a pelle con il proprio bimbo, si verificano esiti migliori in termini di salute e ripresa clinica. Il Babywearing è una risorsa e può essere d’aiuto anche in caso di problemi ortopedici (ipotonia, displasia, piede torto, plagiocefalia), a supporto del trattamento e nella gestione quotidiana, in situazioni mediche particolari in cui il contatto stesso è risolutivo per il miglioramento (ittero fisiologico, reflusso gastro-esofageo, problemi di allattamento, disabilità del bambino), quando c’è una disabilità del genitore, in caso di cesareo o nascita faticosa che richieda un tempo speciale per recuperare o con una nascita gemellare. Sarà l’operatore a trovare specifici aggiustamenti alla legatura, individuare il supporto più funzionale e, all’occorrenza, lavorare in collaborazione con il personale sanitario di riferimento per far fronte a questi bisogni speciali.
Check-list per un babywearing comodo e sicuro
Osservare la posizione che il bimbo assume naturalmente quando è a contatto con il corpo del genitore e cercare di mantenerla indossando il supporto;
— controllare che le vie aeree siano libere, il naso e la bocca sempre ben visibili, la testa libera da pressioni o tessuto, il mento sollevato dal collo;
— rispettare la naturale divaricazione delle gambe, senza forzarla prima del tempo;
— assicurarsi della buona seduta del bambino nel supporto, con sederino più basso e ginocchia più alte;
— verificare che l’altezza del bambino sul corpo del genitore sia adeguata e che il baricentro dell’adulto sia saldo;
— evitare di coprirsi eccessivamente: supporto, contatto e movimento provvederanno a scaldare entrambi, piccolo e genitore.
L’istinto è un alleato, se qualcosa non funziona mentre si sta usando un supporto è bene chiedere aiuto.
Chi, come, quando
Il bambino può essere portato da chi se ne prende cura e da chi desidera farlo, non solo dai genitori: l’esperienza di essere tenuto addosso sarà sempre diversa e arricchente, in relazione alla persona coinvolta. Si può iniziare già dal primo giorno di vita, l’importante è che nel periodo del puerperio – circa 40 giorni dopo la nascita – la madre si metta in ascolto del proprio corpo e delle forze a disposizione. Vale la pena prestare attenzione allo stato del proprio pavimento pelvico dopo il parto e osservare la guarigione di eventuali tagli da episiotomie o cesarei, poiché il corpo è impegnato a raggiungere un nuovo equilibrio dopo la nascita e va agevolato nella ripresa. Quando ci sono necessità quotidiane o altri figli da accudire, una fascia può semplificare molto le cose, sempre rimanendo in ascolto del proprio corpo e delle energie a disposizione.
” Nel Babywearing non esistono convenzioni o metodi giusti, basta trovare quel quid unico e specialeche funziona nel momento di vita che si sta attraversando. “
Quanto portare? Solitamente è bene sperimentare e cercare la risposta nell’utilizzo quotidiano che ognuno troverà funzionale ed efficace. Ogni famiglia avrà la sua routine, le sue abitudini, le sue preferenze. Ricordiamo che portare in fascia non è viziare, piuttosto soddisfare bisogni biologici essenziali dei bambini di contatto, movimento, calore.
Nelle prime settimane, in avvio di allattamento (soprattutto se ci sono difficoltà in corso da risolvere), è consigliabile usare la fascia a piccole dosi: in questa fase la priorità è infatti nutrire il bimbo, instaurare un buon ritmo nelle poppate e conoscersi al meglio, evitando che la famosa “sleepy dust” della fascia si traduca in eccessiva letargia che ritardi a sua volta la richiesta di poppare! In caso di lunghi sonnellini, ogni tanto è utile sollevare legger-mente il sederino o le gambine, movimentarli per evitare un’eccessiva pressione in singoli punti; controllare che la postura nel supporto sia corretta e che il tessuto sia ancora ben teso attorno al corpo rilassato.
Vestire i piccoli con indumenti comodi e morbidi permette la flessione delle gambe e il libero movimento di anche, braccia e collo: poche cuciture, orli, tagli confortevoli, materiali naturali. Quando possibile, a pelle nuda e senza scarpe.
Il portatore non deve dimenticarsi di salvaguardare anche la sua salute: è fondamentale che con il supporto si senta a proprio agio. Il carico aggiuntivo che tiene addosso può accentuare squilibri o fragilità già esistenti. Un lavoro di sinergia tra osteopata e consulente Babywearing potrebbe offrire aggiustamenti utili e migliorare sensibilmente l’esperienza.
Conclusioni del Babywearing
Se il bambino non vuole stare nella fascia, è utile osservare l’insieme con attenzione per capire che cosa non va. È messo correttamente? Piange subito? Si quieta una volta tirato fuori? Che cosa mostra di volere? Aveva bisogno di poppare o essere cambiato? Il Babywearing è una risorsa incredibile, creativa ed economica, che però non esaurisce completamente le richieste dei bambini: funzionerà molto bene nei primissimi tempi, poi potrà essere una buona alternativa a carrozzine e passeggini, a seconda delle abitudini e delle preferenze di ogni famiglia, ma potrà anche non essere gradito in alcuni momenti.
” Per crescere, i bambini hanno bisogno di esperienze diverse e integrate. “
Il movimento è il filo rosso che le attraversa tutte: nessuna posizione statica, infatti, è buona in assoluto, tramite il movimento viene espresso al massimo il potenziale di salute di un bambino.
In braccio, a terra, nel passeggino, nella fascia, c’è spazio per tutto.
a cura di Daria Sbergamo.