Che cosa si aspetta un bambino alla nascita

Per quanto possano sembrare fragili e immaturi, i neonati vengono al mondo dotati di precise competenze, di riflessi che hanno lo scopo di supportare l’adattamento alla vita extrauterina prima che siano in grado di mettere in atto schemi di comportamento volontari. È sbalorditivo osservare un neonato, nudo, ancora ricoperto della sua vernix caseosa, posto pelle a pelle sulla pancia della madre, che si muove verso il seno materno, strisciando piano, guidato dall’olfatto e dal colore più scuro delle mammelle con l’intento di raggiungerle per attaccarsi per la prima volta e trovare il prezioso colostro.

Tutto questo avviene grazie a una serie di riflessi primitivi innati, elicitati proprio dal contatto diretto con il corpo materno:
— il rooting, l’istinto di ricerca del seno attraverso movimenti rotatori della testa non appena si sfiora la guancia;
— la lingua è estroflessa e pronta a succhiare;
— il grasping, l’aggrappamento, in cui le mani stringono con decisione dita o vestiti, così come le piante dei piedi reagiscono se sfiorate;
— il reflex step, una sorta di marcia automatica fatta di passi accennati che avviene quando il neonato è posto in verticale e sfiora con i piedini una superficie solida.

I riflessi sono attivati e osservabili anche quando il neonato è in braccio: tenendo il bimbo alto su una spalla, spesso lo vediamo poggiare le manine, bilanciare la testolina, magari grufolare con la bocca e la lingua di fuori se è ora di poppare. Anche il riflesso di Moro (reazione di soprassalto dovuta a stimoli inaspettati con apertura improvvisa delle braccia in posizione supina) cambia quando il neonato è in braccio, determinando una maggiore forza nell’aggrapparsi; così come succede per la posizione divaricata seduta assunta dal lattante non appena viene sollevato, perfetta per trovarsi un istante dopo a cavalcioni. Quindi, è chiaro come questi comportamenti siano collegati all’essere portato in braccio e all’avere un ruolo attivo insieme all’adulto che lo tiene.

” Stare in braccio e in movimento ha tutta l’aria di un evento atteso e sensato, che ogni bambino è programmato per gestire sempre di più, grazie alla forza muscolare che cresce e al controllo del corpo. “

L’esogestazione (il lungo tempo che segue la nascita, di almeno 9 mesi) avviene idealmente in braccio, in un continuum biologico dopo la gravidanza, immersi in un’intensa stimolazione cinestesica e sensoriale, come accadeva nell’utero, che contribuisce allo sviluppo del cervello, della coordinazione motoria, della propriocezione e dell’equilibrio.