Portare in braccio un neonato

Essere portati in braccio non è un processo passivo: i bambini, attraverso il contatto con il genitore, sviluppano consapevolezza del proprio corpo, si bilanciano continuamente in risposta al movimento di chi li porta, aggiustando la posizione, aggrappandosi, tenendosi, stimolando e attivando il sistema vestibolare (sistema alla base dell’equilibrio). Decine di volte ogni giorno, senza rendercene conto, abbiamo la possibilità di supportare competenze preziose allo sviluppo motorio, che solo tramite le prese in braccio trovano la condizione per esprimersi.

” Si tratta di osservare questa azione sotto una nuova luce, lasciando a loro, sin da neonati, la possibilità di arrampicarsi e abitare il corpo dei genitori grazie ad abilità innate. “

Con il tempo, si possono allenare i bambini a stare in braccio in modo attivo, invitandoli verbalmente a tenersi forte e ad aggrapparsi «come una scimmietta», basta fare attenzione al modo di tenerli, evitando di bloccare gambine o polpacci e lasciando al piccolo la possibilità di accomodarsi e interagire con il corpo del genitore.

Quando chi porta in braccio cerca di gestire tutto il carico e lo sforzo, finisce per promuovere spesso posture innaturali: porta l’anca in fuori per sostenere i piccoli o il bacino in avanti per far fronte al peso, chiudendo le spalle e lasciando i polsi distrutti e doloranti. Invece, il contributo attivo dei bambini ha un impatto assai bene- fico sul genitore, riducendo il dispendio di energie e aumentando la comodità: d’altronde, è un comportamento di accudimento che ha attraversato millenni d’evoluzione e ancora oggi appare vincente e funzionale per chi viene portato e per chi porta.

Le posizioni più comuni che mi capita di osservare quando si portano in braccio i bambini – ne approfondirò tre –, se adoperate nel modo giusto, possono essere un valido aiuto anche nel correggere vizi posturali preesistenti. L’obiettivo unico è diminuire la probabilità di comparsa futura di alterazioni posturali o funzionali; per farlo, seguiremo la crescita del bambino nelle sue diverse fasi di sviluppo motorio.

Presa a culla

In genere è la posizione più usata nei primi 3 mesi di vita. È importante che il genitore si sforzi e non tenga il bambino solo da un lato, comportamento che può generare preferenze di rotazioni del capo a destra o a sinistra e strutturare il disequilibrio della rotazione. Molti genitori trovano scomodo cambiare la posizione, ma è importante sapere anche che alternare i lati previene la comparsa di una preferenza posturale.

” Saranno i movimenti e gli stimoli proposti dai genitori nel tenere il bambino in braccio o nel poggiarlo a terra a condizionare lo sviluppo iniziale della loro forma e funzione. “

Portarlo con la posizione a culla, alternando i lati di appoggio, è preventivamente il modo migliore per lasciarlo libero d’esprimersi. In caso genitori, pediatra, osteopata notassero la presenza di preferenze – come quelle di rotazioni del capo, una plagiocefalia (testa piatta) o un’asimmetria posturale infantile – è possibile sfruttare questa posizione per invogliare il neonato a ruotare la testa dal lato dove la gira meno. Può aiutare richiamare la sua attenzione sfruttando le luci, il tono della voce o la curiosità di scoprire che cosa sta succedendo intorno.

Presa in verticale

In questa fase, come già detto, i bambini, pur sostenuti dai riflessi neonatali, hanno ancora scarso controllo del capo, del busto, delle gambe e poca gestione delle braccia. Quando vengono tenuti in posizione verticale è importante che non siano sorretti solamente da sotto il sederino con l’avambraccio del genitore: questo comporterebbe un sovraccarico della colonna e uno stato di compressione di tutto il busto del nascituro perché i muscoli del tronco e dell’addome non sono ancora capaci di sorreggerlo. Tra le altre cose, è una posizione che potrebbe contribuire alla comparsa di coliche e reflusso nel neonato.

Tanti genitori portano i loro piccoli in visita nel mio studio per questa sintomatologia e, mentre raccolgo i dati per la scheda anamnestica, vedo i bambini «accartocciati» sulla spalla della mamma o del papà.

” Tenerlo in verticale, soprattutto dopo i pasti per favorire la digestione, è possibile, basterà fare in modo che tutto il peso del neonato sia ben distribuito: una mano sotto il sedere, l’altra poggiata sulla schiena e il restante peso distribuito contro il petto/spalla del genitore. “

Per essere chiari: il 40% del peso viene sorretto dalla mano sotto il sedere, un altro 40% dalla mano dietro la schiena e l’ultimo 20% dal petto/spalla del genitore. Spesso faccio fare una prova durante la visita: una volta posizionato correttamente il bambino, chiedo al genitore di togliere la mano sotto il sederino e verificare se il bambino resta in posizione; la stessa cosa dovrà succedere levando la mano dietro la schiena. Sarà la prova di un corretto posiziona- mento in cui il piccolo verrà sorretto in più parti e non compresso. Ricordiamoci inoltre che i riflessi neonatali aiutano il piccolo a sistemarsi sul corpo di chi lo sorregge.

Presa fronte mondo

Solitamente, quando i neonati hanno sviluppato una buona capacità di gestione del capo e del busto e iniziano ad avere una discreta forza nelle braccia, al genitore viene naturale usare la posizione fronte mondo, presa che vedo sbagliare con più frequenza.

” Può essere effettuata correttamente in due modi: con un braccio che incrocia il davanti del bambino oppure a due mani, una sotto il sederino e l’altra poggiata sul torace. “

Nella prima presa, la mano non deve appoggiare su una gamba o sull’anca del bambino, ma sorreggerlo sotto il bacino. Se in braccio si ha un maschietto, è bene fare attenzione a non comprimergli troppo i genitali.

Il bacino a questa età è formato da più parti e l’acetabolo (la cavità che accoglie la testa del femore) e la testa del femore stessa stanno ancora sviluppando la loro forma, non è quindi consigliato sovraccaricare le anche con una flessione forzata.

Come già detto per la posizione a culla, anche in questo caso molti genitori tengono i propri figli solo da un lato, rischiando di stressare sempre la stessa anca. Posizionando la mano al centro del bacino, non ci sarà alcun problema.

Altro aspetto significativo ma meno conosciuto di questa presa è l’importanza di non inclinare i bambini: se inclinati, infatti, lo sguardo rivolto verso il prossimo non sarà orizzontale.

Un bambino tenuto a destra nel modo sbagliato avrà il lato destro del corpo più basso rispetto a quello sinistro e l’asse visivo in via di sviluppo potrebbe subire delle alterazioni.

Inoltre, la posizione scorretta potrebbe far sviluppare una preferenza d’inclinazione nella colonna. Riutilizzando l’esempio di prima, un bambino portato sempre con il braccio destro senza fare attenzione nel mantenerlo dritto potrebbe accusare un’inclinazione sinistra della schiena. Nei primi mesi della loro vita, i bambini hanno una struttura facilmente malleabile e un’inclinazione sinistra della schiena potrebbe condurre a un’asimmetria posturale infantile.

È qualcosa che il professionista sa notare, correggere e risolvere, ma che è meglio prevenire utilizzando posizioni corrette. Un gesto di cura e amore a protezione dei nostri piccoli.

Nella seconda presa ci sono poche controindicazioni o errori frequenti. Per il genitore risulta più complicata della prima perché in questa modalità entrambe le mani sono impegnate: una sotto il sedere e una davanti alla pancia/torace del piccolo.

È sconsigliato concentrare tutto il peso sulla mano posizionata sotto al sedere; anche in questo caso è bene mantenere una buona distribuzione del peso, per lasciare al bambino la possibilità d’esprimersi, muoversi e crescere muscolarmente.

” È la posizione che preferisco e che consiglio abitualmente perché permette alla testa di ruotare senza impedimenti a destra e sinistra. “

Dai 4-5 mesi i bambini iniziano a essere sempre più curiosi verso il mondo che li circonda ed è possibile sfruttare questo momento per riacquisire quei gradi di mobilità del capo persi per un torcicollo o per una semplice incapacità a girare la testa da un lato specifico.

È una delle posizioni raccomandate anche per chi ha una plagiocefalia perché, in questo modo, la porzione posteriore della testa non è a contatto con una superficie rigida ma libera di espandersi lì dove prima non era riuscita a farlo.

Per sapere consapevolmente quale presa preferire, in base alle necessità e alla salute del piccolo, è molto importante effettuare una visita di controllo a 1 mese di vita.

Presa di lato

Appena il bambino e il genitore si sentono pronti, possono iniziare a usare la presa di lato, indicativamente dai 3-4 mesi in avanti, man mano che i bambini acquisiscono sempre maggior controllo del capo, del busto e delle braccia. Alcuni tengono i piccoli con l’avambraccio sotto al sedere, altri il sederino poggiato sul loro fianco. Sono due posizioni valide che di norma è difficile sbagliare, ottime da sfruttare per recuperare una perdita di mobilità. Nella prima fase di approccio alla posizione è sempre bene tenere una mano dietro la schiena del bambino per evitare che questo si sbilanci all’indietro. A seconda dell’età, s’intensificano il grado di controllo della parte superiore del busto e della forza nelle gambe e la capacità di scostare più o meno il tronco dal corpo di chi lo tiene in braccio. A questo punto si può tenere l’avambraccio, anziché sotto il sederino, al termine della colonna o dietro la schiena, lasciando al bambino maggiore autonomia nel movimento e contribuendo alla presa. Anche in questo caso, è importante cambiare sempre posizione e non portare il piccolo sempre dallo stesso lato, a meno che il professionista che lo ha in cura non abbia notato una preferenza di rotazione: allora, potrebbe essere utile sfruttare la posizione per far ruotare la testa al piccolo nella direzione verso la quale ha più difficoltà per recuperare i gradi di rotazione persi.

” È possibile che per il genitore un lato risulti più scomodo dell’altro, ma è un piccolissimo sforzo che si può fare per il bene dei nostri amati figli. “